Un anno di progetto



SHIRT ATTACK per darsi una voce, per differziarsi

Nato nel 2008 – unico in Italia – prevede una visibilità/lotta dalla base, dalla quotidianità, dal singolo cittadino per far capire che siamo costretti a vivere in un paese che non tutela le minoranze glbt e perde riconoscimento internazionale.


Un anno é passato
Dopo le elezioni nazionali del 2008 nasce il progetto SHIRT ATTACK, per dare voce al disagio del popolo glbt, per amplificarlo e condividerlo con tutti quelli che la pensano allo stesso modo. É passato un anno e sostanzialmente la situazione appare invariata, nonostante che con qualche nuova sigla (didore) ogni tanto riaffiori l'argomento regolarizzazione delle coppie di fatto, i diritti delle coppie omosessuali, trans e lesbiche sono penosamente lasciati languire in un limbo dal quale difficilmente potranno uscire. Con la complicitá del vaticano si continua a considerare gli omosessuali cittadini di serie c, nell'indifferenza dei media si consumano atti di violenza nei loro confronti e sotto l'occhio impassibile del governo si continua a discriminarli sul lavoro e nella vita civile.

Lontano dall’Europa
Sempre piú l'Europa in cui le coppie e i cittadini omosessuali sono tutelati, appare lontana, come se l'Italia fosse una barca alla deriva che vede allontanarsi sempre piú la civiltá. Una deriva pericolosa, nella quale l'omofobia e il razzismo vanno a braccetto con l'integralismo cattolico che impedisce di fatto una qualunque modernizzazione del paese, una deriva nella quale ben si inseriscono le continue figuracce del nostro premier Berlusconi, dall'ormai fatidico “cucú“ della Merkel all’“abbronzato“ Obama, figuracce che ancora di piú allontanano l'Italia e gli italiani dalle rive dell'Europa civile. In questo clima di intimidazione molti omosessuali tendono a nascondersi e a trincerarsi dietro la foglia di fico per cui l'omosessualitá é un fatto privato e non va sbandierata.

Comunicazione attiva e visibilità
SHIRT ATTACK si propone come un messaggio chiaro e diretto, per dire no alle ingerenze religiose, no alla violenza omofoba, no alla mancanza di diritti per cittadini che ora come ora hanno solo doveri. Per dire no a chi, di fronte ad altri paesi europei ci fa vergognare di essere italiani. E soprattutto per essere più visibili come comunità glbt e simpatizzanti. È essenziale fare entrare l’argomento nella quotidianità. Parlarne direttamente alla socità che ci circonda, dal collega di lavoro al capo, dal vicino di casa alla fruttivendola. Solo parlandone chiaramente si può ottenere credibilità e appoggio. Per sviluppare un consenso collettivo ognuno di noi deve dare il suo contributo, anche piccolo. Le t-shirt sono un tipo di comunicazione, uno di tanti. Proprio questo nascondersi è il nostro grande problema. Chi si nasconde non comunica e non può chiedere diritti, non ha voce, non é niente. Difficilmente un governo farà una legge per gli invisibili.



Uno di tanti graffiti anonimi - visto a Bolzano